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  • Immagine del redattoreJonathan Ghidotti

La colonna sonora di Bioshock

Aggiornamento: 17 lug 2021



INTRODUZIONE


Esistono dei creatori di contenuti che sembrano mantenere costantemente immacolato il loro genio, come se il mercato non li sfiorasse, o addirittura come se fosse il mercato a girargli intorno. Parliamo di personaggi come Hideo Kojima, Hidetaka Miyazaky, Neil Druckman, Shigeru Miyamoto, Ken Levine… soprattutto Ken Levine.

«Quando mamma e papà mi misero su un aereo, per andare a trovare mio cugino in Inghilterra, mi dissero: "figliolo, tu sei speciale, sei nato per fare grandi cose". Sapete una cosa? Avevano ragione.»


Dopo 7 anni di silenzio Ken Levine tornò a parlare nel 2006 di System Shock solo che non annunciò proprio un seguito diretto, bensì un seguito spirituale titolato Bioshock. Le principali meccaniche erano simili al precedente gioco:

  • sparatutto in prima persona con semplici ma intriganti elementi gdr

  • una ambientazione claustrofobica e super dettagliata

  • Una cura maniacale per il comparto sonoro (e non parlo di quello musicale)

Le aspettative dei fan si rivelarono fondate e nell’Agosto del 2007 uscì uno dei giochi più importanti della settima generazione e non solo.

Bioshock è un tripudio di idee innovative. Un perfetto esempio di cosa potrebbero essere i videogiochi e di come potrebbero veramente divenire un mezzo di comunicazione sofisticato e degno di nota. Di come non ci si debba limitare all’emulare i film ma si possa ambire ad altro.


Ambientato in una distopica città sottomarina, Bioshock narra le vicende di Jack, miracolosamente sopravvissuto ad un incidente aereo e imbattutosi per fortuna, o sfortuna, proprio in uno dei fari che collega la superficie dell’oceano a Rapture.

Spaesato come il giocatore Jack si avventura all’interno di questa ormai decaduta meraviglia sottomarina con un solo obiettivo… fuggire da quest’incubo, per cortesia.


«Sono Andrew Ryan e sono qui per porvi una domanda: un uomo non ha diritti sul sudore della sua fronte?

No, dice l'uomo di Washington. Appartiene ai poveri.

No, dice l'uomo in Vaticano. Appartiene a Dio.

No, dice l'uomo di Mosca. Appartiene a tutti.

Io rifiuto queste risposte. Piuttosto scelgo qualcosa di diverso. Scelgo l'impossibile. Scelgo... RAPTURE! »

Con un punteggio di 96 su 100 su metacritic, candidato a diversi premi, vincitore del BAFTA nel 2007, vincitore di 7 premi diversi per la colonna sonora e ritenuto dalla stampa specializzata e dai videogiocatori di tutto il mondo uno dei migliori e più influenti videogiochi di sempre.


Benvenuti o bentornati su Mangianastri, io sono Jonathan e oggi parliamo della colonna sonora di Bioshock.


IL COMPOSITORE: GARRY SHYMAN


Classe 1954 Garry Schyman è uno dei quei compositori che è riuscito ad abbracciare tutti e tre i medium che richiedono il componimento di una colonna sonora, ovvero: serie tv, film e videogiochi.

Laureatosi in composizione nel ’78 presso l’università della California del Sud inizia a lavorare per la televisione collaborando alla scrittura delle colonne sonore per The A-team, magnum P.I, father Murphy e altri classici degli anni ’80 americani. Nell’86 sbarca al cinema co-scrivendo con Lennie Niehaus la colonna sonora di Never to Young to Die e per i successivi 6 anni si divide tra lavori televisivi e cinematografici.

È nel 1993 però che avviene il primo passo che lo porterà ad essere uno dei più interessanti compositori legati al mondo videoludico. Grazie alla richiesta di un amico che lavorava alla Philips Schyman accettò il lavoro diventando così il primo compositore a registrare una colonna sonora con un’orchestra vero per un videogioco. Voyeur era un investigativo punta e clicca con attori veri, una recitazione molto discutibile, una colonna sonora non proprio brillante e diverse scene di sesso… quindi un successo garantito.

Dopo aver scritto la colonna sonora per il seguito Schyman si spostò nuovamente su film e serie tv ma fortunatamente nel 2005 decise di ritornare a scrivere per l’industria videoludica. Firmò la colonna sonora di Destroy all Humans 1 e 2 e si mise al lavoro sul nuovo progetto di Ken Levine: Bioshock.

Quando lo contattarono da Irrational Game gli dissero che cercavano una colonna sonora che si distaccasse dai cliché cinematografici e televisivi… è anche vero però che non vi era molto interesse nella musica. Lo stesso Schyman, in una intervista rilasciata a Austin Wintory, disse:

«Non credo che Ken Levine pensasse che la musica potesse essere importante per Bioshock. Mi lasciò abbastanza libero e penso che lo fece perché credeva che la musica avrebbe avuto la stessa importanza che aveva in System Shock 2 dove era praticamente solo ambiente.»


Inutile dirvi che si sbagliava e che si ricredette su tutta la linea.

Il lavoro di Schyman per Bioshock è oggettivamente uno dei più interessanti e importanti della storia del videogioco. Fu uno dei primi giochi che portò una così alta attenzione all’aspetto sonoro e musicale con tracce che spaziano da veri e propri brani melodici ad articolati e stranianti “ambienti sonori” in grado di immergere totalmente il giocatore all’interno di Rapture. Se a questo uniamo una tanto oculata quanto maniacale ricerca e scelta di brani e canzoni dell’epoca da far riprodurre a vecchi giradischi e radio si ottiene un pacchetto sonoro più unico che raro.

In descrizione vi lascio il link al sito ufficiale di Schyman dove potete vedere tutti i giochi a cui ha partecipato e i diversi riconoscimenti che ha ricevuto sia per Bioshock ma anche per L’ombra di Mordor, Dante’s Inferno, il recentissimo Metamorphosis e altri.

Ora però è tempo di introdurci a Rapture, una città in cui un artista non debba temere la censura; dove il grande non venga confinato dal piccolo; dove lo scienziato non sia limitato da ridicoli moralismi.


L’ATMOSFERA E L’AMBIENTAZIONE

È il 1940 quando Andrew Ryan, importante magnate americano, decide di rifiutare le correnti di pensiero sue contemporanee e di costruire una città subacquea che fosse libera da ogni censura e priva d’ogni qualsivoglia moralismo.

L’ideologia portata avanti da Ryan, basata su concetti quali l’individualismo e il capitalismo, è una citazione abbastanza chiara alla corrente dell’Oggettivismo fondata dallo scrittore Ayn Rand e porta alla luce una serie di discrepanze e malesseri che risultano terribilmente inquietanti in quanto scenari tanto assurdi ma plausibili.

Rapture è una città utopica che si basa sul profitto, sull’avere successo e sull’inseguire il progresso senza porsi nessun limite… allo stesso tempo però è un gioiello di tecnologia. Una città subacquea in grado di autosostenersi, dove l’arte si sviluppa e la gente vive nell’agio e nel lusso.


La scelta di Irrational game di far respirare così tanto il clima degli anni 40 e 50 si sviluppa benissimo tramite la direzione artistica e la scelta musicale. Tutto a Rapture è pensato nel dettaglio, ogni armadio, ogni tavolo, ogni illustrazione pubblicitaria è un grande richiamo alla cultura anni 50 e in questo tripudio visivo la musica è la protagonista assoluta. Che provenga da un distributore o da un vecchio giradischi o da una pubblicità non passeranno 5 minuti senza che un vecchio brano musicale si intrometta nella scena. Perry Como, Patti Page, Django Reinhardt, Mario Lanza… sono solo alcuni degli autori i cui brani sono stati usati per ambientare Rapture e che trasportano il giocatore in una realtà sottomarina che trascende i pixel e la grafica e diventa terribilmente viva e vera… o meglio: semi-viva… facciamo quasi morta dai.


Rapture è il relitto di sé stessa. Uno scheletro riempito di mostruosità che giace nelle buie profondità marine.

E tu ci sei dentro.

E nessuno ti vuole.

O meglio… tutti ti vogliono… morto.


Una grande fetta del lavoro di Garry Shyman è composta da brani destinati a settare un ambiente il più cupo e spaventoso possibile.

Prima di iniziare a lavorare sulla colonna sonora, in particolare sul main theme, a Irrational Game gli dissero che doveva immaginarsi di andare nel posto più spaventoso della terra… ecco, poi il main theme lo cambiò virando più su una scelta di Mistero (ma ne parliamo dopo) per il resto però la paura la mantenne e diamine se la mantenne!


State ascoltando This is were they sleep che è a tutti gli effetti un brano atonale per orchestra. Già questo è straordinario.

In secondo luogo è un brano totalmente privo di qualsiasi melodia o richiamo melodico. È un brano pensato e scritto per creare tensione ma come ci riesce?

Partiamo dal modo in cui è scritto. This is were they sleep è scritto a fasce sonore ovvero Garry Schyman non si concentra sul provocare emozioni tramite la messa in successione di diverse note ma tramite la sovrapposizione di note e timbri diversi. In parole povere non scrive un discorso che va da un punto A un punto B ma costruisce una torta composta da diversi strati.


Il primo strato che sentiamo è il finto riverbero metallico, finto perché in realtà sono i fiati che continuano per 30 secondi quel riverbero lì. È la prima fascia, quella più acuta, penetrante e sinistra. A questa si sovrappone una seconda fascia, meno metallica, leggermente più corposa composta dagli archi e qualche fiato con anche la presenza di un fischio fastidiosissimo e molto sinistro. I primi 30 secondi quindi sono una sovrapposizione di due fasce sonore composte da diversi strumenti, senza nessuna struttura armonica ma solo la costruzione di un ambiente il più espressivo possibile.

I secondi 35 secondi sono invece un lunghissimo climax che parte letteralmente dai resti sonori del primo blocco e poco a poco si ingrossa e si espande conquistando volume, timbri, registro e dinamismo. Cresce cresce cresce fino a che rimane solamente il suono più acuto già sentito nella prima fascia e che diviene quindi il l’avvio e l’arrivo del pezzo.

E infine si ha un rullo di tamburi che ci porta al suono più grave e all’unico vero spunto melodico del pezzo che riecheggia come un cattivo presagio nell’aria, nel cuore e nei pollici del giocatore che in quel momento stanno tremando di angoscia.


Struttura analoga c’è l’ha anche il brano intitolato The Engine City con la sola differenza che qui vi è una attenzione maggiore nei confronti del ritmo e di alcune cellule melodiche. Vi dico due cose prima e poi ve lo faccio sentire così magari riesco a farvi capire meglio come si sviluppano alcune cose.

Primo aspetto: la melodia. Sono 8 note divise in un primo gruppetto di 3 e in un secondo di 5: la sib reb | sol sib lab fa#. Ruota intorno alla tonalità di reb minore e vuoi perché è eseguita da un basso trombone, vuoi perché la melodia richiama un po’ Sauron ma le vibes da Signore degli anelli in queste 8 note sono potentissime. A coronare questa sensazione c’è il martellare continuo e incessante (come in Mordor), e come lì il martellare richiama le fucine di Sauron che mai si fermano e sempre producono guerra, così anche nella città dei motori nulla si ferma e sempre i motori si muovono per permettere il sostentamento di Rapture. A coronare ciò ci sono le nostre fasce sonore che, se ascoltate bene, sono sempre presenti dietro al trombone e collidono infine nel violino solo, super malinconico e terribilmente importante per la colonna sonora di Bioshock come scopriremo più avanti.


La colonna sonora di Bioshock però non è solo ambiente, fasce sonore e musica atonale. Garry Shyman ha scritto alcuni brani spiccatamente melodici ed espressivi e sono quasi tutti legati ai personaggi di Rapture. Mettetevi comodi e seguitemi, per cortesia, alla scoperta dei più illustri personaggi di questa gemma sommersa.


I PROTAGONISTI DI RAPTURE


Cohen’s masterpiece, il capolavoro di Cohen… ma chi è questo Cohen.

Musicista, regista, artista, poeta, scrittore… Sander Cohen è tanto un’artista quanto l’arte stessa di Rapture. Un uomo disceso nella città sottomarina per esplorare il mondo creativo nascosto nel suo animo e divenuto così potente da ricevere la giurisdizione di una parte della città. Un uomo passionale, perdutamente innamorato di Andrew Ryan e profondamente convinto di essere migliore di tutti gli altri.

Cohen è un folle con mania di grandezza, un artista notevole che si eleva a genio e che vede tutto ciò che lo circonda come un suo possibile oggetto d’arte.

Un pazzo omicida megalomane con un tema musicale pretenzioso come lui e perfetto.

Ma andiamo con ordine.


«Mi dissero che il personaggio si chiamava Sander Cohen ed era tipo un killer psicopatico che si credeva un artista e un musicista. Ho pensato che potrebbe essere una sorta di Rachmaninoff, potrebbe essere una sorta del genere e questa fu la mia ispirazione.»


Queste le parole di Gary Schymann e questo il nostro punto di partenza: c’è davvero Rachmaninov dentro a questo pezzo??

Sergej Rachmaninov visse tra il 1873 ed il 1943 e fu uno dei pianisti e compositori russi più famosi dell’epoca. È considerato l’ultimo dei romantici proprio perché la sua musica prende a piene mani dalla tradizione romantica (vedi Chopin, Schubert, Listz ecc ecc ) e si pone in continuità con quella di Tchaikovsky.

Ecco, Cohen’s masterpiece può essere definito tardo romantico? Si. Assolutamente si. Questo brano è emozione pura, incontrollata, travolgente.

Ma al di là dello stile e della scrittura, e del fatto che ci dice quanto sia sul pezzo Shymann come compositore, questo brano cosa e come ci racconta di Sander Coehn?

Partiamo dal virtuosismo.

Questo pezzo è difficile. Difficile al punto che Schymann lo mandò al pianista diversi giorni prima della registrazione, differentemente dalla pratica consueta che vede tempistiche molto più ristrette. Il virtuosismo di questo brano però non è decorativo, è onnipresente e diviene a tutti gli effetti una possibile manifestazione della follia di Cohen e questa mia tesi, questa mia ipotesi, acquista valore se analizziamo il gesto virtuosistico che è rappresentato dai velocissimi arpeggi in sestine e quintine affidate alternativamente o contemporaneamente a entrambe le mani. Questi arpeggi sono incessanti e ripetitivi nella loro gestualità così come ripetitiva è la follia. E quando questa ripetizione arriva ad essere insostenibile ecco che si scatena la rabbia.

Accordi in terzine alternati tra mano destra e sinistra con un disegno melodico discendente suonati fortissimo… una vera e propria manifestazione di rabbia e nervi che, a mio parere, diviene chiarissima se si guarda la scansione ritmica e la gestualità pianistica. È anche questo un movimento nevrotico che non lascia respiro che per la violenza del gesto irrigidisce le mani e crea tensione nel pianista.

E dopo che la rabbia si scatena ecco una apparente calma prendere il sopravvento. Il nervosismo rimane ma è più acuto con la messa in primo piano della melodia… è la trasposizione in musica del sospiro del serial killer dopo la violenza del gesto omicida. È il momento del possibile rimpianto, della distensione dei muscoli, della presa di coscienza… che però qui svanisce subito e musicalmente si perde nella zona più acuta del pianoforte con un si acutissimo quasi impercettibile perché suonato pianissimo… e si ripiomba quindi nella follia.

La forma bipartita del brano e il suo oscillare tra il pianissimo e il fortissimo sono i secondi due punti che traspongono musicalmente Sander Cohen.


Questo brano è Sander Cohen.

Un uomo deviato, impaurito e a tratti schizofrenico che ha confuso la violenza per una forma d’arte e che diviene lui stesso l’opera più grande e veritiera di Rapture, la sua creatura più spaventosamente sincera.


Totalmente diverso ma non per questo meno interessante è il brano dedicato al Dr. Steinmann.

Si torniamo nell’atonalità e nella creazione di strati musicali, strati sonori.

C’è però una caratteristica importante da considerare ed è la sezione a cui è affidato questo brano. Quali immagini accompagna?

Pericolo? Si.

Paura? Più o meno.

Sparatoria frenetica contro un cattivone? Assolutamente no penseranno quelli di voi che non hanno giocato bioshock… e invece si. Questo è il brano della bossfight contro il Dr. Steinmann ed è una scelta bella strana.


«Iniziò a raffigurarle come cubi e altre forme astratte. Il mondo lo ha chiamato genio! Io ho passato la mia intera carriera chirurgica facendo e rifacendo le stesse cose: il naso all'insù, la fossetta nel mento, il seno maggiorato. Non sarebbe magnifico se potessi fare con un bisturi ciò che il vecchio spagnolo faceva col pennello?»


E quindi dopo questa dichiarazione giù di bisturi, pelle tagliata, facce mutilate e chi più ne ha più ne metta. Il Dr. Steinman è anch’esso un prodotto folle di Rapture, ciò che Cohen era per l’arte Steinman lo è per la chirurgia diventando a tutti gli effetti una sorta di medico pazzo e violento.

Conoscere questi aspetti del Dottore ci permette di capire il perché di alcune scelte musicali di Schyman, prima su tutte la scelta di questi suoni acuti, penetranti e continui che possono essere facilmente riconducibili al suono di alcuni pseudo strumenti chirurgici utili per segare qualche osso o limarne altri. Questa analogia a mio parere viene a farsi più evidente nella seconda parte del brano dove questa fascia acuta (perché non è una vera e propria nota, è un più un timbro, un suono) scivola su e giù grazie ai glissando degli archi e a me ricorda tantissimo il rumore del trapano da dentista o del aggeggio che serve a pulire i denti e che può ricondurre la mente a qualche ipotetico strumento elettrico da chirurgo.

Il fatto poi che questo suono acuto accompagni praticamente tutto lo scontro porta il giocatore a vivere una situazione di fastidio, di nervosismo che ci porta a voler finire al più presto per far tacere questo suono… e nel pensare a ciò mi sono ritrovato a fare questa riflessione: nel corso del gioco si possono trovare ed ascoltare alcuni diari vocali che approfondiscono (e molte volte rivelano) aspetti di trama, caratteristiche dei personaggi e della città. In uno di questi dedicati al dottor steinman egli racconta di aver parlato con la Dea, di aver sentito la sua voce… Ora, sbarchiamo nel campo delle ipotesi a cannone ok? Ma questo suono acuto e continuo non potrebbe essere un richiamo della situazione quotidiana del dottore, del “fastidio” perenne che sente il dottore nella sua mente e che lo porta a perdere il senno? È una roba interessante secondo me…

Gli ultimi personaggi importanti da citare prima di passare al centro di questa colonna sonora sono sicuramente coloro che occupano la copertina, i poster e quasi tutte le fan art dedicate a bisohock: i big daddy e le sorelline.

Partiamo da un aspetto importante: nonostante siano a tutti gli effetti l’immagine di Bioshock i big daddy e le sorelline non sono l’aspetto principale della trama. Certo, sono legate all’Adam, ovvero una sostanza che se iniettata nelle vene permette di sprigionare dei veri e propri poteri magici, ma non sono il centro del gioco.

Questo non esclude però che siano importanti soprattutto perché rappresentano a tutti gli effetti l’intreccio tra gameplay e narrativa: in base a come tratteremo le sorelline potremo giungere a diversi finali… e qui mi fermo.

Fatta questa premessa rimane il fatto che Bid daddy e sorelline sono personaggi importanti all’interno del gioco e nonostante siano estremamente diversi condividono la stessa situazione e lo stesso trattamento musicale.


Senza fare spoiler:

  • chi sono i Big Daddy? Umani geneticamente modificati con indosso una tuta da palombaro simil steampunk con il solo compito di proteggere le sorelline.

  • Chi sono le sorelline? Bimbe geneticamente modificate che possono fiutare l’adam e che hanno il compito di recupero dai cadaveri.

In sintesi: geneticamente modificati contro la loro volontà.

Va da sé che sono personaggi estremamente malinconici nella loro immagini; sono soli, deformi, vittime delle follie di rapture e musicalmente questa condizione di solitudine e desolazione viene richiamata tramite l’uso di un violino solo o di un violoncello solo ai quali vengono affidati elementi melodici ovviamente costruiti ad hoc per trasmettere queste emozioni.


Nel brano che avete appena sentito ci sono tre elementi:

  1. L’ambiente, le fasce sonore ovvero tutto quello che ci siamo detti finora con riverberi, suoni acuti in sottofondo, glissando, veri e propri rumori… i suoni di Rapture ok? Lo scricchiolare del ferro in fondo al mare ecc ecc

  2. Il violoncello… che ripete letteralmente lo stesso gesto per almeno 6 volte nel corso di questo minuto di musica. Un gesto musicale composto da due note, la prima grave e la seconda più acuta rispetto alla prima e che contribuisce ad accrescere la sensazione di pericolo ma che, legata al titolo Mr Bubbles (ovvero come affettuosamente vengono chiamati i Big Daddy dalle sorelline) inevitabilmente richiama il pesante incedere nelle profondità marine di questi grossi omoni palombari.

  3. Infine il violino solo che diviene il gancio perfetto per muoverci verso l’ultima sezione di questo episodio di LATO A.


LA DESOLAZIONE DI RAPTURE


Vi ho parlato di paura, terrore, follia, malinconia, desolazione… la desolazione di Rapture ormai ridotta a un relitto putrescente, a una gabbia di disperati.


Ma non è sempre stato così.

C’è stato un periodo in cui Rapture era un gioiello, l’ottava meraviglia del mondo, un primato di scienza e tecnologia, un luogo lontano dalla realtà.

Un luogo libero.

«Scrissi l’inizio di Bioshok più volte, la prima versione era molto spaventosa perché mi avevano detto che Rapture era il posto più spaventoso della storia. Quando lo presentai mi dissero “ok troppo spaventoso” - serviva una atmosfera più misteriosa e mi indirizzarono verso Neptune.»


Queste le parole di Gary Schyman a Wintory quando lo intervistò e Wintory stesso gli rispose che per lui l’inizio di Bioshock è un punto di riferimento.

Questo brano è estremamente potente sopratutto se associato alle immagini. Ora, questo è un podcast, e lo è volutamente, ed è privo di immagini ma posso provare a descrivervi la scena.


Il gioco si apre con uno schianto aereo nel mezzo dell’oceano. Miracolosamente vivi ci dirigiamo verso l’unico barlume di terra ferma ovvero un enorme faro a pochi metri da noi. Entrati nel faro ci troviamo di fronte a delle scale che scendono verso il basso ed alla statua di un uomo con scritto: «Nessuno dio o Re: solo uomini.»

Scendiamo le scale e troviamo un piccolo sommergibile con una leva al suo interno.

Siamo persi in mezzo all’oceano, senza mezzi di comunicazione, cibo e qualsiasi cosa che possa tenerci in vita.

Decidiamo di tirare la leva.


Il sottomarino si chiude e inizia la sua discesa nel mentre che un piccolo proiettore si accende mostrandoci il volto di Andrew Ryan e presentando le parole che avete sentito all’inizio del podcast:

«Sono Andrew Ryan e sono qui per porvi una domanda: un uomo non ha diritti sul sudore della sua fronte?

No, dice l'uomo di Washington. Appartiene ai poveri.

No, dice l'uomo in Vaticano. Appartiene a Dio.

No, dice l'uomo di Mosca. Appartiene a tutti.

Io rifiuto queste risposte. Piuttosto scelgo qualcosa di diverso. Scelgo l'impossibile. Scelgo... RAPTURE!»


Sbam, tema musicale e Rapture si palesa ai nostri occhi in tutto il suo misterioso fascino.

E questo misterioso fascino è incredibilmente espresso attraverso la musica che rappresenta a tutti gli effetti il 70% della potenza di questo inizio.


Primo aspetto: Schyman ha detto che gli hanno fatto sentire Neptune… che cosa è? Neptine è un brano di Gustav Holst, compositore britannico a cavallo tra Ottocento e Novecento che vide il riconoscimento mondiale grazie all’opera 32 i Pianeti, suite per grande orchestra in sette movimenti scritta tra il 1914 e il 1916 pubblicata nel 1921. Neptune the mystic, Nettuno il misterioso, è il settimo e ultimo brano ed è dedicato all’ultimo dei pianeti del sistema solare all’epoca misterioso e semi-sconosciuto.

Ad un primo e semplice ascolto credo che sia lampante la somiglianza con la colonna sonora di Bioshock e quanto Schyman abbia preso ispirazione dal lavoro di Holst. Neptune non ha un tema principale ma è un susseguirsi di sensazioni e movimenti melodici che oscillano tra due accordi minori a distanza di una terza maggiore; similmente il main theme di Bioshock ha si un tema musicale (anche se non è proprio uno di quei temi da cantare o che banalmente ti entra in testa) e guarda un po’: oscilla anche lui tra due accordi minori a distanza di terza maggiore.

Secondo aspetto in comune è il modo in cui sono costruiti gli arpeggi. In Neptune abbiamo la presenza di un arpeggio reiterato più volte all'interno del brano che fa (sol mi sol mi | re# sol# si sol#) ; nel lavoro di Schyman gli arpeggi sono molto più veloci e presenti, sono a tutti gli effetti i protagonisti del pezzo ma il modo in cui sono scritti è molto simile a come li scrisse Holst.

Terza analogia è l’utilizzo del registro acuto ed è una analogia che ci porta a capire poi la diversità tra i due pezzi. In Neptune la parte acuta è sempre presente, sin dall’inizio c’è il suono acuto e penetrante del piccolo (che per chi non lo sapesse è praticamente un flauto traverso ridotto e quindi con suoni un’ottava più acuta) per poi avere i violini e infine la presenza di voci femminili.

In Welcome to Rapture la sezione acuta viene affidata al violino solo è prende la scena divenendo il tema principale della seconda parte del brano e voce narrante, se così si può dire, di quello che è rimasto a Rapture. È una linea melodica spezzata, fatta di intervalli che suonano sinistri come la settima maggiore, la quarta diminuita, la terza minore. È una linea melodica che si spinge verso l’acutissimo per poi scendere poco a poco.


È quindi chiaro come ci sia una ispirazione a Neptune ma come diverso sia il tipo di mistero che i brani ci trasmettono. Neptune infonde un mistero lontano, distante e quasi ipnotico come se stessimo fissando una porta chiusa al termine di un corridoio buio. Il main theme di Bioshock invece trasmette un mistero pericoloso, è un brano vivo, veloce e che nella sua Seconda parte prende una deriva estremamente malinconica, spaventosa e desolante.


E la desolazione infine.


La desolazione di Andrew Ryan di fronte al crollo del suo sogno, della sua città, della sua idea di libertà.

La desolazione di Fontaine, scappato dalla superficie perché incriminato, giunto a Rapture in cerca di fortuna e fatto tacere.

La desolazione di Atlas, primo dei rivoltosi, colui che divenne la voce degli ultimi di Rapture e colui che si vide togliere tutto…

La desolazione del nostro protagonista, solo in un mondo ostile e solamente una voce a cui aggrapparsi disperatamente.


La desolazione musicalmente espressa nel brano dancer on a string che accompagnerà diversi momenti significativi all’interno del plot narrativo e che nella sua struttura pianoforte - violino si sveste di tutta la tensione, di tutti gli strati sonori che abbiamo incontrato lungo questo episodio e si rivela per quello che è: una ninna nanna malinconica, drammatica, desolante.


Benvenuti a Rapture.


IN CONCLUSIONE


In conclusione La colonna sonora di Bioshock è un viaggio di sola andata verso le meraviglie che si possono scrivere per un medium così ricco di possibilità come il videogioco. Un lavoro musicalmente ottimo capace di amalgamare tipologie di scrittura tipicamente legate ad un mondo puramente artistico ed espressivo a quelle spesso più classiche e confortevoli della musica per immagini. Un lavoro capace di fare molto spesso un passo indietro e di affiancarsi alle immagini con l’obiettivo di trasformare Rapture da ambientazione a Ambiente vivo e palpabile.


Io sono Jonathan, questo è Mangianastri e avete appena ascoltato l’ultimo LATO A della prima stagione dedicato alla colonna sonora di Bioshock. Io vi ringrazio per l’ascolto e nel mentre che ci avviamo verso l’ultimo Best OF e LATO B vi ricordo che se questo podcast vi piace potete seguirmi su Spotify o mettere una recensione su Apple podcast (che è sempre di aiuto). Probabilmente mi avete ascoltato su www.mangianastripodcast.com e vi ricordo che potete trovarmi anche su Instagram cercando mangianastri_podcast e su YouTube (mangianastripodcast) dove poco a poco sto ricaricando i vari episodi.

Ciao Ciao!


Sitografia


Articoli

Bioshock Ost https://thehardmodes.com/journalism/2013/12/9/vgm9-bioshock

Top 10 best tracks in Bioshock series https://gamemusic.net/best-tracks-of-the-bioshock-series/


Wikipedia e Wiki



Siti ufficiali

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