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  • Immagine del redattoreJonathan Ghidotti

La colonna sonora di Transistor



INTRODUZIONE


Intorno agli anni ’20 l’Italia ed il mondo vennero colpiti da una terribile epidemia. Costretti a chiudersi in casa per settimane in molti, moltissimi iniziarono a scaricare diversi titoli per poter occupare il tempo. E mente la febbre di Animal Crossing dilagava e contagiava migliaia di persone io, da vero sfigato quale sono, decisi di puntare su qualche titolo datato che non avevo mai avuto la possibilità di provare.

Acquistai Bastion.


Fu subito amore, non tanto per il gioco in se ma per il lavoro artistico e musicale di questo prodotto. Incuriosito andai a cercare chi erano i produttori e scopri con sorpresa che:

  • si trattava di un manipolo di scappati di casa di San Francisco capitanati da Amir Rao e Gavin Simon, due ex sviluppatori di Electronic Art

  • Bastion era il loro primo titolo

  • E si, l'hanno prodotto e sviluppato interamente da casa loro con l’aiuto di Darren Korb per le musiche e qualche sviluppatore free lance nei momenti di difficoltà.

UAO.

Dopo il successo di Bastion Supergiant decise di cambiare radicalmente, l’idea era quella di non divenire agli occhi della gente lo studio che produceva giochi sempre uguali a Bastion, c’era il desiderio di fare qualcosa di nuovo, di diverso, di unico… e così nel 2013 annunciarono Transistor.


In un mondo futuristico con elementi Steam punk Red, giovane cantante, si ritrova dinnanzi al corpo senza vita del suo compagno, trafitto da una enorme spada chiamata Transistor.

Cosa è successo? Perché? Cosa sta succedendo a Cloudbank? Chi sono gli Orchestrali? Ma soprattutto: a cosa cavolo serve il transistor?

Esaltato dalla critica e considerato uno dei miglior indie del decennio Transistor è un’avventura fortemente story driven, con visuale isometrica, un gameplay ragionato, una colonna sonora mozzafiato e un sacco, ma un sacco di emozioni.

Benvenuti o bentornati su mangianastri, io sono Jonathan ed oggi parliamo della colonna sonora di Transistor.


DARREN KORB


Darren Korb, classe 1983, è un cantautore americano e soprattutto è il compositore della colonna sonora di Bastion, Transistor, Pyre e Hades… ovvero di tutti i giochi realizzati da Super Giants game. È principalmente un chitarrista e difatti le colonne sonore sia di Bastion che di Transistor fanno ampio, ampissimo uso di chitarre e chitarre elettriche andando a donare anche quel particolare stile che contraddistingue i suoi lavori.


«Molte delle scelte stilistiche sono influenzate dal mondo e da come si sviluppa la storia, i personaggi ecc ecc. e poi a me piace vedere fino a dove posso spingermi, quanto posso migliorarmi.»


Queste le parole di Korb rilasciate in un panel del Penny Arcade Expo East del 2020 e l’ambientazione sci - fi di Transistor hanno decisamente spinto Korb in avanti facendogli firmare quello che ritengo essere il suo miglior lavoro.

Nella colonna sonora di Transistor ci sono si tante scelte semplici, banali e a volte poco interessanti, ma ci sono altrettante scelte estetico musicali davvero fighe e degne di nota.

Quindi, partiamo e cerchiamo di definire a quale genere possa appartenere queso lavoro di Korb.


OLD-WORLD ELECTRONIC POST-ROCK


Darren Korb ha definito il suo lavoro su transistor come Old-World Electronic Post-Rock… che è una frase lunga e complessa per dire che non è possibile rinchiudere la colonna sonora di Transistor in un unico genere.

Andiamo in ordine partendo con la definizione più semplice da spiegare: Post- Rock.

Il termine Post-Rock indica un genere musicale che utilizza bene o male la strumentazione del rock (chitarra elettrica, batteria, basso) ma senza fare rock e attingendo quindi ad altri generi come il jazz, il blues, l’elettronica e altro. Ok si, è un genere non genere perché indica molto di più l’organico che il brano in se ma sicuramente ben si adatta al lavoro di Korb.

Faccio ripartire il brano Old Friend da capo.. chitarre elettriche subito in apertura, batteria (modificata)… e basso (super modificato). Ecco qui il Post-Rock detto da Korb che è a tutti gli effetti la definizione dell’organico così come lo è la definizione electronic.


Anche qui, musica elettronica è tipo l’etichetta più larga della storia. Per musica elettronica si intende tutta quella musica prodotta o modificata attraverso l’uso di strumentazioni elettroniche… che vuol dire il 79% della musica scritta negli ultimi 30 anni passando da Michael Jackson a David Guetta, da Madonna a Lady Gaga e da Kenobit con la sua chiptune a Scrillex con la sua dubstep. Persino My Lavander Town (che trovate su Instagram) rientra nella categoria di musica elettronica!

Transistor è fortemente legato all’elettronica, tutto ciò che sentiamo nel gioco è modificato digitalmente cercando di creare un sound che possa ricondurre la mente del giocatore ad un mondo futuro governato dal digitale. Così abbiamo il basso modificatone reso super ruvido, la batteria modificata in modo da togliergli quasi tutto il riverbero, abbiamo l’utilizzo di diversi synt pad, ovvero dei sintetizzatori con dei suoni molto più dolci e ambientali che creano un bel tappeto sonoro. Insomma Transistor è piena zeppa di suoni strumenti Post- Rock modificati elettronicamente e affiancati a sintetizzatori di diversa natura.

Ci rimane solo l’ultimo termine utilizzato da Korb e, spoiler, non è particolarmente indicativo.


Old-World… è un modo abbastanza furbo di dire che i brani scritti hanno un gusto retrò ma senza connotarli all’interno di un genere vero e proprio. È un modo furbo ma sincero perché alla fin de la fiera è inutile e ininfluente cercare di catalogare questo lavoro in un genere definito. Sicuramente però Old World è l’indicazione più limitante data da Korb ed è il cuore di tutta la colonna sonora.

Di fatti Transistor riesce ad unire magnificamente il mondo cyber futuristico con quello elegante e garbato degli anni 30 e lo fa sia esteticamente con vestiti e colori sia musicalmente andando a pescare a piene mani dalla musica jazz, blues e soul; e questo pezzo, Traces, è perfetto per spiegare questa caratteristica.

Non è jazz, non è blues e non è soul MA ha un qualcosa che li richiama, che ci riporta al passato. È lo stesso quel qualcosa che contraddistingue la colonna sonora di Persona 5, l’utilizzo di tastiere elettriche, di ritmi sincopati, di accordi tipicamente blues come la triade minore con la settima o settime con quarte aggiunte ecc ecc.

Con la città di Cloudbank Super giant non crea tanto un mondo futuristico ma una realtà differente, quasi più simile a Raptune di Bioshok che all’ideale di città del futuro che tutti abbiamo. Un mondo dove l’alta borghesia vive in quartieri specifici, dove la moda richiama vistosi cappelli per le signore e eleganti foulard per i gentleman, dove la ricerca scientifica è ancora un campo terribilmente vicino alla magia e all’ignoto. È questo mondo che Darren Korb contribuisce a caratterizzare con la sua musica. Un mondo futuristico (suoni elettronici) molto legato alle apparenze e al buon costume (musica retrò elegante) ma che nasconde del marcio e del malessere (strumentazione rock).


IL PEDALE E GLI OSTINATI DI DARREN


All’interno di questo lavoro così sfaccettato e ricco di influenze e generi diversi c’è una caratteristica compositiva ricorrente e, mi azzarderei a dire, tipica di Korb. Sto parlando dell’utilizzo di pedali e ostinati.


Se seguite questo podcast già sapete che cosa è un pedale (per i neofiti vi lascio un link in descrizione) il termine ostinato invece è la prima volta che lo incontriamo. Che cosa è?

Un ostinato è un movimento ritmico melodico che si ripete inalterato per diverso tempo. Può essere un arpeggio, un ritmo di batteria, una nota sola ripetuta in continuazione con un determinato pattern ritmico. Insomma: è quello che sta avvenendo nel brano che state ascoltando.

Vanishing Point il titolo di questo brano ed è totalmente costruito su un ritmo ostinato che viene presentato in due modi differenti.

Il primo è tramite un arpeggio ascendente. Questo Lab Do Reb è la prima versione del nostro ostinato, o meglio, il primo vestito che facciamo indossare al nostro ostinato: un movimento melodico e ritmico incessante e sempre uguale. Ciò che cambia è la "melodia” affidata al basso e che è semplicemente una scala cromatica discendente da Fa a Do.

Come vi dicevo però questo è solo il primo vestito perché una volta che la melodia termina il suo movimento l’ostinato cambia abito e diviene solo ritmico. Difatti se ascoltate bene la melodica è sempre la stessa (Fa mi mib re reb do) ma a sto giro con la stessa pulsazione ritmica che aveva il movimento melodico precedente (ta ta ta ta). Tutto questo crea una sensazione molto forte di fissità. Questo brano oggettivamente non va da nessuna parte, è un continuo loop su se stesso, un continuo passaggio dal via.

Stessa tecnica viene utilizzata nel brano Gateless.


Come potete sentire cambia la struttura del pattern ritmico melodico ma la solfa è la stessa: ripetizione identica e continua della stessa identica cellula ritmica melodica. C’è però un piccolo focus interessante da fare su questo brano ed è la mutazione dell’ostinato nella Seconda parte. Ve la faccio sentire:


Oltre ad essere terribilmente figa ed evocativa, questa sezione ha una particolarità super interessante: la poliritmia. Difatti l’ostinato che sentiamo al basso è composto dalla ripetizione di 9 note da 1/8 all’interno di battute da 5/4. Questo vuol dire che l’ostinato non partirà con l’accento sempre sulla stessa nota iniziale perché la nota iniziale sarà in un posto diverso ogni volta.

Quando giungo all’ultima nota, al Si, non mi trovo al termine della battuta, manca ancora un’ottavo per chiuderla. L’ostinato però riprende, non si ferma e quindi io riprendo a suonare l’ostinato da capo quando la battuta non è ancora finita. Questo vuol dire che se prima l’accento cadeva sulla prima nota dell’ostinato in quanto era anche la prima nota della battuta, ora l’accento cadrà sulla seconda nota dell’ostinato in quanto è questa la prima nota della nuova battuta. Considerando che sono 6 battute vuol dire che nella sesta battuta l’accento sarà sulla sesta nota dell’ostinato… FIGATA!

Ultimo aspetto che è interessante constatare prima di cambiare argomento è che i due brani condividono non solo un espediente compositivo capace di donare lo stesso mood, ma anche una correlazione tra i titoli: Gateless (Senza barriere) e Vanishing Point (via di fuga) sono nomi abbastanza ironici se li colleghiamo al fatto che Red e il suo amico (di cui non faccio spoiler) sono in una situazione decisamente poco priva di barriere e apparentemente senza una via di fuga… ed ancora più interessante pensare che anche il brano Old Friend (vecchio amico) presenta lo stesso espediente compositivo… mica scemo sto Korb.


RED E LA SUA VOCE NARRANTE


Ma chi diamine è Red?


«Da cinque anni ai massimi livelli di gradimento tra gli interpreti contemporanei di Cloudbank, Red dimostrò precocemente il suo interesse per la musica, nonostante gli studi a Traverson Hall. Da Traverson Hall escono molti tra i più ambiziosi progettisti urbani ma Red passò la maggior parte del suo tempo a sviluppare l’embrionale programma artistico dell’accademia e fu la prima nella storia dell’istituto a selezionare due discipline non tradizionali.»


Questa è una parte della descrizione in game di Red e non proseguo perché non voglio rovinarvi nulla. Tre cose sono importanti:

  • La prima è che Red è una cantante. Anzi: è considerata da 5 anni la miglior cantante di Cloudbank.

  • La seconda è che si chiama Red… e basta. Senza cognome e senza un nome vero visto che è abbastanza improbabile che il suo nome sia Rosso (anche se Pokémon ci insegna il contrario).

  • La terza è che oltre ad aver perso il compagno ha parse anche la sua voce… si come Ariel della Sirenetta.

Considerando che è una cantante però il problema è bello grosso. Ma c’è un ma, un MA grande come una casa. Transistor è un videogioco e come ogni videogioco si basa sul fatto che ci sia una interazione tra il giocatore ed il gioco. Tra i vari tasti che abbiamo a disposizione ce n’è anche uno unicamente dedicato alla voce di Red. Tu premi R1 e Red inizia a canticchiare a labbra chiuse.


La prima volta che ho scoperto questa cosa sono rimasto letteralmente a bocca aperta. C’è un tasto nel gameplay di questo gioco che permette di interagire con la colonna sonora del gioco… porca vacca.

E questa cosa succede con tutte le tracce del gioco! Prendiamo quest’altra, Sandbox.

Questa traccia molto rilassata e che mi ricorda moltissimo la colonna sonora di super Mario sinshine (si scusate… sono un Nerdone) è limitata ad una specifica zona del gioco e se noi premiamo R1...


E VABBÈ! QUESTA COSA è PAZZESCA!!


Ma è doveroso che vi spieghi perché mi esalta così tanto questa faccenda quindi smettiamo per un attimo di parlare di faccende strettamente musicali e seguitemi un attimo in questa mia riflessione sulla particolarità e sulle potenzialità di poter scrivere musica per videogiochi.

Due cose distinguono dal resto e rendono tale un videogioco: l’aspetto ludico e l’interazione concreta con ciò che avviene a schermo. Potrebbero sembrare strettamente collegate le due cose ma non è così. Un film o un documentario possono essere ludici eppure non presentare una interazione con ciò che avviene su schermo. Un esempio per me è l’albero azzurro, o art Attack. Io mi diverto e gioco con Giovanni Mucciaccia ma il mio divertimento non influenza il programma Art Attack, io non vado a modificare l’episodio. In un videogioco invece io vado a modificare ciò che avviene sullo schermo e anzi, senza le mie modifiche l’opera videoludica non può proseguire nel suo intento rimanendo a tutti gli effetti morta.

Finora l’interazione musicale che avevo riscontrato all’interno di videogiochi era sempre di due tipologie:

  • O serviva a raggiungere un determinato obiettivo, come succede nei rithm game dove devo per forza di cose premere i tasti giusti nel momento giusto in modo da completare il livello e potermi godere il brano nella sua versione completa (vedi Guitar Hero o i livelli musicali di Rayman Legends)

  • O era un Easter egg che serviva a divertire o scaldare il cuoricino dei musico fissati come il sottoscritto (vedi il Villaggio Daccapo in Breath of The Wild o Ellie in The Last of Us2 che poi qui acquista uno spessore maggiore ma ne parleremo un’altra volta).

In Transistor c’è una terza tipologia che mi piace definire come Caratterizzante. Quando all’interno del gioco noi premiamo R1 l’unica cosa che possiamo fare è cantare/mugugnare. Non possiamo più camminare, muoverci, spostarci, combattere, aprire il menu ecc ecc. Tutto si ferma, un fascio di luce irradia Red e la sua voce si unisce agli strumenti della colonna sonora.

È caratterizzante in quanto è un vero e proprio spaccato nell’intimità di Red. La ragazza ha perso la voce, il compagno, la sua vita ma può ancora emettere qualche suono a labbra chiuse. Può ancora canticchiare e ripararsi un attimo nel suo mondo ricercando quella luce e quel calore che ha perso.

Premere R1 vuol dire conoscere Red e la voce di Red diviene a tutti gli effetti la seconda voce narrante del gioco andando ad affiancarsi alla voce maschile che, come in Bastion, accompagna il giocatore in tutta l’avventura. Ed il fatto che Red canticchi sulle note della colonna sonora fanno si che questa diventi contemporaneamente esterna ed interna all’avventura. Ogni singolo brano che ascoltiamo potrebbe essere un pezzo passato o in fase di scrittura della cantante Red diventando parte integrante della loro del gioco. Il tutto in maniera interattiva, e forse è azzardato ma mi viene da paragonarlo alle descrizioni degli oggetti e delle armi di Dark souls. Ci sono, sono parte integrante della narrativa ma la scelta di leggerle o no è affidata al giocatore cosi come in Transistor lo è la scelta di scoprire i sentimenti e l’intimità di Red.



ASHLEY BARRET E LA SUA VOCE SPECIALE


E se tutto questo non è ancora sufficiente per farvi capire quanto la colonna sonora è importante e fondamentale all’interno di Transistor ci pensa Ahsley Barret con la sua voce e le sue parole.


Si, all’interno di Transistor ci sono delle canzoni, diverse in realtà, e si, sono interne al gioco, ovvero sono state scritte da Red, sono sue canzoni, sono le sue parole… e le parole che dice sono decisamente importanti.

Ma prima di buttarci nei testi chi è Ashley Barret? È una cantante americana, attualmente si trova a san francisco, è la voce femminile di tutti i giochi di Supergiant e soprattutto per me è la magnifica voce di Red.

Anche in questo caso le canzoni sono sia interne che esterne al gioco. Interne perché, come vi ho già detto, sono state scritte da Red, sono le sue canzoni. Esterne perché Red ha perso la voce e quindi non le può cantare nel corso dell’avventura che viviamo con lei. In totale i brani scritti sono 5, ognuno ben legato ad un particolare nodo narrativo, e in questo episodio vorrei condividere con voi alcuni miei pensieri sul primo e sul quinto brano.

Partiamo dal primo, che già state ascoltando. Si chiama The Spine e all’interno del gioco la sentiremo nel momento esatto in cui vedremo il primo manifesto raffigurante Red. La telecamera la inquadrerà da dietro, in piedi, di fronte alla gigantografia del suo volto… e partiranno queste parole.


It's just skin and bones

Nothing inside

Sleeping alone

Fingers tied themselves

In knots around the heart

It beats in time


È solo pelle e ossa

Niente dentro

Dormire da solo

Le dita si sono legate

In nodi intorno al cuore

Batte a tempo


Consapevolezza.

Red è consapevole del dolore che sta vivendo. È consapevole che senza la sua voce e il suo compagno ciò che rimane di sé stessa e solo pelle e ossa… e rileggere questo testo una volta che si è giunti al termine del gioco è pazzesco.

A livello musicale qui c’è l’utilizzo del nostro già conosciuto pedale.


Avere questa incredibilità fissità in questo brano, con questo testo è abbastanza indicativo secondo me. Per tutta la durata delle strofe l’armonia non cambia, rimane sempre bloccata sul sol# e sapendo che la strofa è la parte nella quale Red espone la sua condizione e la sua presunta incapacità di trovare della vita all’interno della sua condizione attuale ecco… è abbastanza interessante come correlazione.

E poi c’è lei, Paper Boats.


Seconds march into the past

The moments pass

And just like that they're gone

The river always finds the sea

So helplessly

Like you find me


We are paper boats floating on a stream

And it would seem

We'll never be apart


I will always find you

Like it's written in the stars

You can run, but you can't hide

Try


I secondi marciano nel passato

I momenti passano

E proprio così se ne sono andati

Il fiume trova sempre il mare

Così impotente

Come mi hai trovato


Siamo barchette di carta che galleggiano su un ruscello

E sembrerebbe

Non ci separeremo mai


Ti troverò sempre

Come è scritto nelle stelle

Puoi correre, ma non puoi nasconderti

Provaci


Questa è la conclusione, l’immagine finale ed i titoli di coda… e uao… questa mi ha letteralmente lasciato a bocca aperta. Paper Boats rivela e racchiude in due strofe e un ritornello il centro del gioco: l’amore tra Red ed il suo compagno.

Chiedo scusa a chi non ha giocato il gioco ma devo fare spoiler quindi se mi state ascoltando su mangianastripodcast.com potete passare all’ultimo capitolo, se invece siete su altre piattaforme vi metto in descrizione il minutaggio a cui andare.

Per tutti gli altri gli spoiler partono tra

5

4

3

2

1


 

… Si ammazza… cazzo questa cosa mi ha spezzato, letteralmente… sebbene ci siano indizi ovunque non me l’aspettavo. E questa canzone è da pelle d’oca.

È un canto libero, sincero, attuale. Non è fuori, non è Ashley che canta ma è Red che ora finalmente ha ritrovato la sua voce ed il suo compagno e finalmente può diglielo, cantarglielo, urlargli che sono fatti per stare insieme, che non si separeranno mai. E musicalmente questo suo passare dallo sconforto all’esplosione di sentimenti e di gioia è magnificamente rappresentato da due espedienti:

  • il primo è il registro. Nelle strofe la voce di Red è bassa, probabilmente nel registro più basso possibile per lei, ed il testo mostr a immagini malinconiche… il tempo che passa e non torna più indietro, la sua condizione di fragilità che si schiude e si rivela solo grazie all’amore del compagno e allora si sale poco a poco di registro, la voce di lui si unisce a quella di lei e nonostante siano esseri fragili come due barchette di carta nell’acqua loro sono insieme, finalmente. E allora boom, si esplode e ci si muove verso l’alto toccando questo do# passando dal piano della strofa al forte del ritornello con il suono singolo, semplice ma luminoso della chitarra acustica. E proseguendo, quando si acquista maggior consapevolezza che davvero saranno insieme per sempre Sbam, chitarra elettrica, batteria, basso, tastiera TUTTO per esprimere questa gioia con tanto di coda musicale da accendini allo stadio.

  • Il secondo aspetto, più nerd ma fighissimo, è l’armonia. Nelle strofe ritroviamo il nostro amico ostinato che si ripete e si ripete ricordandoci la situazione di blocco in cui si trovava Red ma poi, nel ritornello, finalmente si libera da questo blocco, l’ostinato si spezza ed il brano prende il volo.


CONCLUSIONI


In conclusione, Transistor è uno di quei giochi che mi fa sognare di poter un giorno scrivere musica per videogiochi. L’importanza che ricopre la musica all’interno della narrativa, il peso che viene dato alla voce di Red, l’utilizzo intelligente delle canzoni per creare empatia e allo stesso tempo esposizione narrativa, la capacità di Korb di arricchire il già bel “dipinto” di questo mondo con colori nuovi, invisibili agli occhi ma ben chiari nelle orecchie.

Transistor è un gioco prezioso che dimostra che non serve il fotorealismo per trasformare die personaggi in persone.


E a voi che siete arrivati fino alla fine GRAZIE. Avete appena ascoltato LATO A, Transistor - Red e spero di avervi trasmesso quante più emozioni possibili, inoltre in descrizione trovati diversi link di approfondimento. Vi ricordo che potete trovarmi su Instagram mangianastri_podcast dove pubblico sempre qualcosina relativo all’episodio del momento e dove pubblico anche i miei brani. Infine se questo podcast vi piace potete mettere mi piace e commentare su www.mangianastriapodcast.com potete seguirmi su apple podcast o mettere un cuoricino su Spotify e, soprattutto, potete condividere tutto quanto gratuitamente con i vostri amici. Grazie ancora per l’ascolto e ci sentiamo tra due lunedì con LATO B: Ciao!!Sitografia

Sitografia


Articoli

The Holistic Master of Video Game Music: An Interview with Darren Korb https://www.indiegamewebsite.com/2018/03/09/interview-darren-korb/


Wikipedia


Siti ufficiali



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